In Orizzonti il nuovo film del regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen che sviluppa la storia del personaggio nato nel corto omonimo. La nostra intervista al regista e agli attori protagonisti Marta Nieto e Jules Portier.
da RADIOCINEMA.IT
“Nel cortometraggio, per accompagnare lo spettatore in un viaggio molto potente, siamo stati un po’ crudeli nei confronti della protagonista Elena e così volevo sviluppare il suo viaggio in maniera positiva e portarla dalle tenebre iniziali (dove finiva il corto) alla luce”. Così Rodrigo Sorogoyen racconta ai nostri microfoni come, dal cortometraggio Madre -vincitore di oltre 70 premi in giro per il mondo tra i quali il Premio Goya e la candidatura all’Oscar come miglior cortometraggio – sia poi stato sviluppato ed sia nato il lungometraggio Madre, presentato in anteprima mondiale nella sezione Orizzonti alla 74esima Mostra del cinema di Venezia.
Ha usato tutti gli elementi scenici in maniera perfetta: dai pianisequenza che legano lo spettatore alla protagonista (e non sono mai un pure esercizio di stile ma un modo di ricercare la verità e con essa una fluidità preziosa), agli ambienti che abita e che la abitano, alla musica, ai suoni come quello del mare che cambia in base alle fasi di vita della donna e soprattutto i suoi diversi stati d’animo. Elena è spagnola, giovane, solare e ha un figlio di 6 anni. Mentre è in vacanza col babbo in camper verso la Francia il bambino la chiama perchè ha paura: l’uomo si è allontanato per prendere i suoi giochi e non torna. Uno sconosciuto si avvicina al bambino e noi spettatori vediamo tutto solo attraverso gli occhi della donna (come nel cortometraggio) e sul suo viso leggiamo la profonda disperazione perchè non sa chi sia quell’uomo e ne ha paura. Passano 10 anni e finalmente vediamo quella spiaggia della quale avevamo sentito il suono, insieme alla madre, dall’altra parte della cornetta. 10 anni dopo il bambino non c’è, c’è solo Elena che cammina sulla spiaggia.
L’attrice Marta Nieto, ai nostri microfoni, confessa di aver molto amato il processo che vive il suo personaggio, per il suo essere molto organico e per come: “senza rendersene conto il personaggio, dopo l’incontro con il giovane Jean che tanto somiglia al suo bambino, risorga”. Un viaggio dalle tenebre alla luce non compreso dal mondo che circonda i due personaggi così come lascia molto spiazzato anche lo spettatore, almeno all’inizio.