Regia: Zoljargal Purevdash

Sceneggiatura: Zoljargal Purevdash

Attori: Battsooj Uurtsaikh , Nominjiguur Tsend , Tuguldur Batsaikhan, Ganchimeg Sandagdorj, Batzorig Sukhbaatar

Fotografia: Davaanyam Delgerjargal

Montaggio: Alexandra Strauss

Musiche: Johanni Curtet

Mongolia/Francia/Svizzera/Qatar – 99’

Dagli 8 anni

Se solo fossi un orso

Ulzii è un adolescente povero ma orgoglioso che vive con la sua famiglia nella zona delle iurte, le case mobili dei nomadi mongoli. È un genio della fisica e vuole a tutti i costi vincere un concorso scientifico per guadagnare una borsa di studio.

Quando sua madre trova lavoro in campagna, lascia lui e i suoi fratelli più piccoli ad affrontare da soli il rigido inverno mongolo. Ulzii dovrà accettare un lavoro rischioso per prendersi cura di tutti loro e mantenere la sua casa riscaldata con una stagione a -35°. Riuscirà a non perdere quel concorso che è l’opportunità della sua vita?

Note di regia

Lavoro a questo progetto dal 2017. Lotto proprio per questa è la ragione più forte per cui sto lottando per questo progetto. Mia figlia sta respirando quest’aria pericolosa. In inverno, i metalli pesanti derivanti dall’inquinamento  scorrono nel sangue di mia figlia come in quello di tutti i bambini che vivono a Ulan Bator.

Le persone stanno svolgendo molte attività senza senso contro l’inquinamento atmosferico. Ma intendiamoci, quello che respiriamo non è fumo, è la povertà dei nostri fratelli e sorelle. Non possiamo trovare la soluzione senza riconoscere il problema, giusto?

Per il bene dei nostri figli, vorrei che i miei concittadini smettessero di fare qualsiasi cosa per un giorno e ne discutessero e basta. Perché è un pericolo incombente. Durante le riprese, l’indice di qualità dell’aria era sempre superiore a 400, un valore troppo pericoloso ma passato come normale a Ulan Bator.

Non possiamo vivere senza respirare per 3 minuti, ma il nostro primo bisogno fondamentale non è soddisfatto e metà della nazione corre il rischio di una morte piuttosto lenta. Voglio che mia figlia respiri aria pulita. Voglio che i compagni di classe di mia figlia respirino aria pulita. Voglio che la mia comunità respiri aria pulita. Voglio che la mia nazione respiri aria pulita. Voglio solo che vediamo cosa sta realmente accadendo nella nostra città..

Ho fatto casting solo con ragazzi che vivono nei quartieri Yurta. Andare a un chiosco dell’acqua, andare da un venditore di carbone, tagliare la legna è di solito qualcosa che fanno sempre i bambini nel distretto della Yurta. Era ovvio che avrei girato in condizioni di freddo estremo, quindi era davvero importante avere ragazzi che lo conoscessero e lo avessero già sperimentato.

Il mio cast sono i ragazzi più seri, laboriosi, puri e gentili di sempre. Il primo giorno di prove ho raccontato loro i miei sentimenti, le mie storie e il mio scopo nel realizzare questo film in modo onesto.

Poi con onestà hanno condiviso con me i loro sentimenti e le loro esperienze. Proprio come me, e questo era lo scopo del film. Poi sono diventati così seri e niente può fermare i bambini quando sono seri, seri e onesti. Erano così presi dai personaggi, dalle loro vicende. Erano così straordinari, così innocenti.

Recensione – Il ragazzo selvaggio

C’è la neve a Ulan Bator. Dalle yurte coperte di bianco spunta soltanto una selva di antenne televisive e di cami- ni fumanti. Inizia nel pieno del severo in- verno, Se solo fossi un orso, primo lungo- metraggio della regista Zoljargal Purev- dash. È la storia dello studente Ulzii e della sua famiglia, da poco trasferitasi dalla steppa alla città, che avrebbe ucci-

so in poco tempo il padre.
Le condizioni sono difficili, tra il clima e

la povertà: la madre non trova un’occupazio- ne e non fa che bere. In quel contesto anche le malattie sono frequenti e, non a caso, nel- la scena iniziale il più piccolo dei figli è cu- rato con un’iniezione. Medicina moderna e tradizionale si confrontano subito, quando Ulzii è mandato nella zona residenziale del- la capitale, quella dei palazzi moderni e for- niti di tutto, dalla zia per curare il cuginetto con un metodo antico e curioso, ovvero mettergli in bocca l’alluce del piede.

È un film di contrasti, Se solo fossi un or- so, in una capitale che da una parte corre a omologarsi alle grandi città mondiali e dall’altra amplifica le disparità con chi è ar- rivato dalle steppe ed è costretto a vivere nelle yurte che si è portato dietro, pianta- te nell’immenso Distretto delle yurte dove mancano i servizi essenziali e l’inquina- mento è letteralmente soffocante.

Il film segue la lotta di Ulzii per coltiva- re i suoi talenti e inseguire i suoi sogni con- tro condizioni sociali tanto improbe. Non basta possedere un quoziente intellettivo superiore alla media, se ci si deve occupa- re dei fratelli più piccoli e far fronte alle necessità quotidiane, come acquistare il combustibile per scaldare l’abitazione e cucinare i cibi. Tra tradizione e modernità, tra vecchie e nuove povertà, Ulzii ri- schia di restare schiacciato e dover rinun ciare a tutto. Questi sono alcuni dei temi messi in evidenza dalla sceneggiatrice e regista, che è cresciuta in quell’area e co- nosce bene ciò di cui tratta: una Mongolia che insegue l’occidente, che cancella o na- sconde i segni del passato e anche della sua storia e insieme abbandona al proprio destino i poveri e quelli che non ce la fan- no. Anche l’istruzione e la scuola rischia- no di non essere sufficienti, quando le ne- cessità di base diventano impellenti.

Se il centro del film sono le aspirazio- ni di Ulzii a studiare, Purevdash non di- mentica mai il contesto sociale così dif- ficile e così ingiusto. La regista evidenzia i contrasti tra le yurte fumose e i palazzi asettici, senza estetizzare la povertà e senza idealizzare lo stile di vita di chi ha perso di vista le necessità delle persone che stanno intorno e il legame con le pro- prie origini. In più ci sono i bellissimi paesaggi innevati dei dintorni, ancora fortunatamente non urbanizzati.

La regista parla di ragazzi senza geni- tori o con genitori lontani per lavoro co- me il connazionale L’ultima luna di set- tembre di Amarsaikhan Baljinnyam, usci- to nelle nostre sale pochi mesi fa. Anche in Mongolia è cruciale il rapporto tra cit- tà e campagna e i due lungometraggi, uno ambientato in un villaggio remoto e l’altro nella capitale, ne sono due quadri speculari. Se solo fossi un orso” (il titolo è una frase del fratello intermedio che vor- rebbe andare in letargo per non patire l’inverno) è un buon film, quello che ci si può aspettare da un film mongolo: pre- ciso nella descrizione, tutto dalla parte del protagonista, abbastanza prevedibile ma mai ridondante o retorico, soprattutto realizzato con il cuore e coinvolgente.

Lascia un commento

Leave A Comment