Premiato al Sundance Festival e alla Berlinale, FANTASTIC MACHINE è un documentario d’eccezione, prodotto da Ruben Östlund (regista due volte vincitore della Palma d’Oro per Triangle of Sadness e The Square) e presentato nella versione italiana con la voce narrante di Elio Germano.
Sono ormai passati quasi due secoli dall’invenzione della fotografia, ma dalla camera oscura a Instagram, dalla TV in bianco e nero a YouTube, l’immagine fotografica ha sempre avuto un potere sensazionale: quello di mentire e manipolare la realtà proprio mentre sembra registrarla fedelmente.
Grazie allo straordinario lavoro sui materiali d’archivio dei registi Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck, FANTASTIC MACHINE ripercorre a un ritmo travolgente la storia dei media che hanno cambiato in profondità le nostre vite, svelandone i segreti più nascosti: il risultato è un racconto insieme esilarante e sconcertante che dice molte cose sulla società in cui viviamo e sul modo in cui rappresentiamo noi stessi.
NOTE DI REGIA di Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck
Da un lato l´obiettivo di una macchina fotografica o di una telecamera è un prolungamento dei nostri occhi, un ampliamento del nostro campo visivo. Dall’altro, bisogna ricordare che c’è sempre qualcuno dietro quell´obiettivo, che indirizza lo sguardo a favore dei propri interessi, che siano economici, politici o di altra natura… Siamo ormai arrivati ad avere circa 45 miliardi di obiettivi sul pianeta e viene da chiedersi se la miriade di immagini che vengono prodotte ogni giorno rendano più acuta la nostra visione del mondo o solo più sfocata.
Mentre prospera il consumo di immagini senza approccio critico, sperimentiamo che il mondo diventa sempre più polarizzato. Dal 2010, il numero di paesi che si sono trasformati in dittature è superiore a quelli diventati democrazie: anche per questo motivo, l´UNESCO ritiene che “l´alfabetizzazione mediatica” debba rientrare tra i diritti umani, abbia cioè un ruolo di rilievo nel contrastare queste tendenze preoccupanti. D´altra parte, anche nelle nostre scuole viene dedicato pochissimo tempo all´interpretazione delle immagini e all´apprendimento dei meccanismi del linguaggio visivo.
In quanto cineasti, amiamo qualsiasi forma e evoluzione di questa “fantastic machine”. Non possiamo smettere di meravigliarci della possibilità “che la natura rappresenti se stessa” (come si legge negli articoli di giornale del 1839, anno in cui fu rivelata al pubblico l´invenzione della macchina fotografica). Crediamo nell´immagine fotografica come strumento in grado di connettere le persone, premettendoci di condividere le nostre esperienze e creando una comprensione comune. Per questo ci auguriamo che il nostro film, spaziando dal 1839 ai giorni nostri, ossia dalle primissime immagini mai realizzate a quella che oggi si definisce “content industry”, possa aiutare a sviluppare una visione più critica del mezzo.
Non importa quanto cambi la tecnologia nel corso degli anni, perché quello che suggerisce questo travolgente tour attraverso due secoli di creazioni di immagini è che non sembra ci sia una grande differenza tra le innocenti illusioni di Georges Méliès e l’era delle fake news. L’incoronazione di Edoardo VII (1902) di Méliès fu di fatto messa in scena e ripresa in uno studio in Francia e quindi presentata al pubblico lo stesso giorno della vera cerimonia. Il re ne rimase impressionato e la sua approvazione dà al film il titolo originale completo: And The King Said, What A Fantastic Machine.
Danielson e Van Aertryck riconoscono in ogni caso il valore delle immagini nel catturare e registrare la storia, di svelare il mondo a tutti gli spettatori. Il discorso si complica soprattutto quando passano alla nascita della televisione e al modo in cui le immagini vengono utilizzate per vendere prodotti ai consumatori. E la crescente democratizzazione dell’immagine in movimento crea oggi un mondo di opzioni illimitate in cui un buffo video di gattini si ritrova a competere con la tragica situazione dei rifugiati per attirare la nostra attenzione. Adesso tutti possono essere cronisti della propria vita e ogni opinione riecheggia nell’opera di blogger, vlogger, star di YouTube e influencer di TikTok. Ci viene detto che ci sono
45 miliardi di fotocamere nel mondo e che ogni singolo minuto vengono create 500 ore di “contenuti”. Opportunamente, Danielson e Van Aertryck ci mettono a confronto con un’abbondanza salutare di informazioni, idee e connessioni, creando un ottimo punto di partenza per un dibattito sul potere mutevole e sulla capacità di influenza delle immagini nel corso dei decenni.
Allan Hunter, Screen International
Fantastic Machine è un documentario geniale. Fa una valutazione equilibrata della pratica e dello scopo del catturare immagini, e lo fa attraverso alcuni affascinanti materiali d’archivio, alcuni iconici e altri meno noti. Leni Riefenstahl, regista del famigerato Il trionfo della volontà, sul raduno nazista di Norimberga, parla con orgoglio delle scelte formali dietro al proprio lavoro, e quelle immagini vengono montate insieme a quelle girate da chi aveva scoperto l’orrore dei campi di concentramento e aveva bisogno di riprenderli per dimostrare al mondo che fosse davvero successa una cosa simile. In questo passaggio avvincente viene esemplificato alla perfezione il grande potere della macchina da presa, potere che può essere declinato nel bene o nel male.
Will Snell, The Upcoming ★★★★
Affascinante e disinvolto, ricco e sorprendente nella scelta dei materiali d’archivio, Fantastic Machine approfondisce molti aspetti sociologici e politici legati all’immagine. Coloro che hanno familiarità con il documentario di Theo Anthony del 2021, All Light, Everywhere, troveranno affrontate idee simili. Ma mentre Anthony vedeva la macchina fotografica come un’arma, Danielson e Van Aertryck sono leggermente più ottimisti. Naturalmente, il film non nega il potere delle immagini, soprattutto al giorno d’oggi. Ma il loro approccio è un appello all’alfabetizzazione mediatica, per educare le persone su come affrontare in modo critico il sovraccarico di informazioni che caratterizza la vita moderna.
Susanne Gottlieb, Cineuropa
In veste di produttori e registi, Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck collaborano dal 2013 sotto l’egida della società di produzione svedese Plattform Produktion, fondata nel 2002 da Ruben Östlund e Erik Hemmendorff. Prima di esordire nel lungometraggio con Fantastic Machine, i due filmmaker hanno firmato alcuni cortometraggi premiati nei festival di tutto il mondo, tra cui il celebre Ten Meter Tower (2016), in cui veniva chiesto alle persone di salire in cima a un trampolino alto dieci metri e decidere se saltare o ridiscendere. Il film, perfetto esempio di quell’approccio “antropologico” che ha reso famoso anche Östlund, è stato presentato in anteprima alla Berlinale e poi in oltre 100 festival internazionali, vincendo sia il premio della giuria che quello del pubblico a Clermont-Ferrand e entrando nella shortlist degli Oscar. Tra i loro ultimi corti ricordiamo anche Jobs For All! (2021), dedicato all’evoluzione del lavoro nell’età industriale e selezionato come Ten Meter Tower per la piattaforma Op-Docs del New York Times. Fantastic Machine, esordio dei due nel lungometraggio, continua il loro studio del comportamento umano, anche se dal punto di vista del panorama mediatico moderno. Il film, distribuito in molti paesi, ha vinto tra gli altri il Documentary Special Jury Award al Sundance Film Festival.